venerdì 3 febbraio 2017

Emmanuelle Riva / «Io, la Medusa»l’attrice francese a Villa Medici


Emmanuelle Riva

Emmanuelle Riva: «Io, la Medusa»
l’attrice francese a Villa Medici

«Medusa suite» è lo spettacolo scritto e diretto da Sheila Concari, per la rassegna«I giovedì della Villa - Questions d’art» il 17 novembre ore 20,30

di Emilia Costantini
17 novembre 2016 | 07:28

«Sono felice di essere in Italia», sospira Emmanuelle Riva, la grande attrice e poetessa francese, che il 17 novembre sarà protagonista a Villa Medici del monologo «Medusa suite».
Emmanuelle Riva

«L’Italia è meravigliosa»
Si guarda intorno ammirata: «Sono venuta spesso a Roma, ma non ero mai stata ospite qui a Villa Medici: è meravigliosa!», esclama estasiata mentre allunga lo sguardo nei saloni e nel parco dell’Accademia di Francia. Lo spettacolo (ore 20,30), scritto e diretto da Sheila Concari (il testo è pubblicato da Mincione edizioni), fa parte della rassegna «I giovedì della Villa - Questions d’Art» e sarà preceduto (ore 19) dal concerto «White face» del Quartetto Béla. «Reinterpreto il mito di Medusa in chiave onirica - continua l’attrice - raccontando i destini incrociati del mostro dallo sguardo che pietrifica, del suo giustiziere Perseo e di sua madre Danae». L’assolo è diviso in quattro episodi, con un preludio e un epilogo: «Un testo poetico, evocativo, dove si descrive una metamorfosi, dall’orrore alla bellezza. La Medusa - aggiunge la Riva - è un personaggio mitologico, inventato dagli uomini, frutto dell’immaginazione umana. Ma qui vive un’altra vita».


Emmanuelle Riva

«Ho un cognome italiano»
Il rapporto di Emmanuelle con l’Italia è piuttosto stretto: «Ho un cognome italiano, Riva! E mio nonno era un muratore lombardo... Andò a vivere in Francia e sposò una francese. Una famiglia povera, la nostra», che però non ha impedito a Emmanuelle di intraprendere la carriera di attrice. «Ho iniziato in teatro», ricorda, poi il felice approdo al grande cinema, a cominciare da «Hiroshima mon amour» di Alain Resnais (1959)fino al recente e struggente «Amour» di Michael Haneke (2012) con Jean-Louis Trintignant. «Ma in Italia ho avuto la possibilità di lavorare con registi che mi hanno proposto ruoli diversi dal solito. Per esempio Antonio Pietrangeli con “Adua e le compagne” dove, insieme a Simone Signoret e Sandra Milo, eravamo delle prostitute che, dopo la chiusura delle case di tolleranza, si inventano di aprire un ristorante. Oppure Gillo Pontecorvo che mi volle nel film “Kapò”. Anche Federico Fellini mi propose un parte in “E la nave va”, ma poi non ebbi la possibilità di accettare il ruolo. Insomma, ho vissuto davvero un bel periodo nel cinema italiano».

Emmanuelle Riva

Una carriera ricca di premi
Una carriera anche ricca di premi e riconoscimenti (il César, il Bafta, la Coppa Volpi e la nomination all’Oscar per «Amour») che adesso ritorna al teatro. Eil prossimo 24 febbraio taglia il traguardo dei 90 anni. Sorride Emmanuelle e avverte subito: «Non festeggio i compleanni, ma so bene qual è la mia età. È il corpo che me la fa sentire, che me la ricorda costantemente. Il tempo corre e non sia mai come migliorare il rapporto con gli altri». E il pensiero va al recente, triste anniversario della strage parigina del Bataclan: «Stiamo attraversando il momento storico più tragico dell’umanità, in cui si sta concentrando tutto il male che è possibile fare. Non c’è giorno che non pensi a quanto è accaduto in Francia e a quello che purtroppo può ancora accadere. Non si trovano le parole giuste e quelle che dico possono apparire solo banali». La Francia è un paese accogliente: «Sì, ma mi chiedo quanto potrà durare questa accoglienza, spero a lungo. E mi chiedo anche a cosa possa servire l’arte in un contesto di morte come quello che stiamo vivendo. Ci vorrebbe più solidarietà e non solo a parole».

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